LA MAGIA DELLA NOTTE di Gabriela Voinea - Letteratura Alternativa

LA MAGIA DELLA NOTTE di Gabriela Voinea

Tardo pomeriggio. Nella stazione deserta una giovane donna se ne stava in silenzio sul primo binario seduta su una panchina, intenta a guardare i treni che si fermavano e ripartivano senza lasciare alcun segno del loro passaggio.
Tra le labbra stringeva una sigaretta accesa e aveva i capelli rossi scompigliati dal vento.
Aveva due occhi scuri ma luminosi, come se delle fiamme vi stessero bruciando dentro, forse le stesse che le torturavano l’anima. Sembrava tormentata e profondamente triste, incapace di dare un senso ad un presente così confuso.
Si sentiva come un uccello senza ali, prigioniera di un mondo che non comprendeva, un mondo dove tutto era incerto e contrastante.
I pensieri invadevano, come un fiume in piena, la sua testa: “Al momento l’unica certezza è che siamo in stallo, immobili ed in bilico, tra il pericolo e la salvezza; percepiamo il tempo come rallentato e le vecchie abitudini sono sparite.
Abbiamo perso la capacità di spingerci lontano con l’immaginazione. La verità è che il futuro è diventato improvvisamente troppo precario. Le sicurezze, che ci invogliavano a scoprire sempre di più del mondo, sono svanite, rimpiazzate da dubbi e paure.
La speranza è stata sconfitta dall’imprevedibilità, che non si riesce ad affrontare proprio perché incontrollabile.
Bisognerebbe mettere il mondo in pausa, rallentare il ritmo degli eventi per poter riprenderne il controllo e provare a riordinare tutto il caos che imperversa dentro e fuori di me”.
Avrebbe voluto fuggire, mascherare la sua personalità, nascondere le proprie emozioni evitando così di confrontarsi con gli altri.
Lontana da tutto. Lontana da tutti.
Faceva il vuoto attorno a sé perdendosi nelle sue riflessioni.
Le ore si susseguivano inesorabili ed il silenzio era scandito soltanto dai battiti del suo cuore, mentre calde lacrime rigavano il suo bel viso.
Nel frattempo era scesa la notte e ovunque iniziò a regnare l’oscurità: una cascata invisibile aveva ricoperto, confondendoli, tutti i contorni del paesaggio circostante.
La ragazza era sempre lì, immobile su quella panchina.
Per un tempo incommensurabile era rimasta immersa in un totale e puro silenzio, lasciando che i suoi sogni vagassero all’infinito; fino a quando il suo sguardo, vivo e penetrante, si rivolse verso il cielo punteggiato di stelle.
Nella quiete della notte iniziò nuovamente a bisbigliare la vita che, come un soffio invisibile, percorse lo spazio con vibrazioni sempre più potenti e ardite.
Fu allora che gli occhi della giovane superarono gli abissi permettendole di volare in alto, liberandosi da quell’opprimente senso di sconforto e disperazione.
Finalmente riuscì a ritrovare se stessa andando oltre le proprie paure e debolezze.
All’alba, mentre il mondo intero riprendeva la propria esistenza, una brezza leggera accarezzò il viso della ragazza risvegliando in lei l’interesse per mille particolari nuovi e inattesi.

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