Un Caffè con l'autore - Diego Candito - Letteratura Alternativa

Un Caffè con l’autore – Diego Candito

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Ciao, Diego. Sei pronto per un buon caffè con i nostri lettori?

Buonasera a tutti. Un caffè non si rifiuta mai, anche se da qualche anno la sera poi fatico a prendere sonno. Ma farò buon viso a cattivo gioco: vorrà dire che leggerò fino alle ore piccole.

Il tuo ultimo lavoro edito “Nel salotto dell’anima, la luna” non ha una specifica collocazione nel genere di narrativa: è una silloge, ma non lo è…è una prosa, ma non lo è…Perché lo hai strutturato in questo modo così particolare?

Bella domanda! Ammetto che il materiale contenuto nel libro è stato scritto in anni diversi, anche se buona parte si concentra in un periodo durato un paio d’anni, un momento molto particolare della mia vita. Per tentare una risposta, la struttura dell’opera è stata volutamente variegata – tra scambi di battute, riflessioni, poesie e racconti brevi – per dare totale trasparenza al lettore in merito al mio processo creativo: per me la scrittura non è un lavoro, è una necessità. Raramente mi concedo del tempo davanti ad un foglio bianco o allo schermo del computer: i pensieri nascono nella mia mente e, nel giro di qualche ora o qualche settimana, li modello come creta utilizzando le parole come fossero strumenti del mestiere atti ad esprimere esattamente le emozioni che voglio comunicare. Spessissimo li appunto nel blocco note del mio telefonino. La forma finale poi giunge da sé: alle volte è un posacenere, altre un vaso. Sul primo spengo le sigarette, sul secondo dispongo ad arte dei bei fiori.

Cos’è per te la poesia e che posto gli dai nella tua vita?

Bukowski sentenziò: “La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po’”. Ho iniziato a scrivere poesie d’amore a undici anni: ovviamente ridicole, come insegna il buon Alvaro de Campos. Sono sempre stato una persona più propensa ad ascoltare che a parlare: la scrittura è stata il lubrificante che ha migliorato il movimento degli ingranaggi della mia vita, ecco. Nella struttura specifica e breve della poesia, soprattutto, ho scoperto la possibilità di esprimere le emozioni in modo conciso, misurato, senza spreco: la sua magia sta proprio nel fatto che questa compressione non ne diminuisce l’intensità, ma all’opposto la sublima, arrivando ad incorniciare immagini pure, che chiunque può far proprie. Quindi non chiedete ad un poeta il perché di una determinata azione, della scelta di un luogo, se proviene da un ricordo di vita vissuta o se è tutto o in parte frutto dell’immaginazione: emozionatevi, entrate in empatia con l’altro attraverso le sue parole ed il vostro vissuto, oppure passate ad un altro autore che sta più nelle vostre corde, senza rimorsi. Alle volte è solo questione di cogliere il momento giusto per una lettura piuttosto che un’altra, altre no: io credo nelle sensazioni “a pelle”, così giustifico tranquillamente tutte le persone a cui non piacerà il mio libro!

“Nel salotto dell’anima, la luna” è dedicato a qualcuno in particolare e cosa troviamo di autobiografico lì dentro?

Come non detto! Scherzo (e sorrido). Buona parte del materiale di questo libro è frutto di un momento particolare della mia vita, un periodo di indifferenza dal mondo e di chiusura in me stesso, generato dalla fine di una storia d’amore breve ma vissuta con un grande e, a posteriori, spropositato investimento emotivo. Nella sua integrità, “Nel salotto dell’anima, la luna” è dedicato in primis a me, che giorno dopo giorno sono riuscito a scrollarmi di dosso i macigni che mi ero caricato, fino a liberarmi pure dall’intimità dei miei scritti; la dedica poi spazia alle persone a me vicine e care, che anche attraverso il rispetto del mio silenzio sono riuscite a farmi percepire il loro affetto. Per quanto concerne l’aspetto autobiografico, penso non esista al mondo opera d’espressione più o meno artistica che non lo contenga, anche solo in minima parte. Lascio al lettore, se lo vorrà, il “gioco” dell’interpretazione e del discernimento tra realtà e finzione.

 

Che suggerimento daresti ad un esordiente che vuole iniziare a cimentarsi nel vasto mondo della scrittura?

Sono ancora troppo giovane ed inesperto, per i suggerimenti: tra pochi giorni compierò trentacinque anni, molto spesso me ne danno trenta e in realtà me ne sento forse venticinque. Però posso formulare un augurio: quello di trovare una persona colta, vicina a voi non per età ma per affinità, con cui dialogare e confrontarsi in merito alla letteratura, scoprendo i vostri gusti per tentativi e crescendo in consapevolezza, dai contenuti alla struttura fino all’importanza nella scelta di una singola parola. Se la vostra necessità è di esprimervi con la scrittura, ricordatevi che questa passa necessariamente attraverso la lettura.

Rimandiamo i lettori al tuo link

Nel salotto dell’anima, la luna – Diego Candito

 

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